Menu a tab - Esempio JavaScript scaricato da HTML.it


Il Blasone La Tradizione Equestre fino al XV secolo La Tradizione Equestre dal XV al XXI secolo L'Ordine Costantiniano L'Ordine di Malta L'Ordine del Tempio L'Ordine della Giara Il Castello di Pescolanciano La Villa di Mergellina Il Palazzo di San Ferdinando Il Palazzo di Santa Lucia Il Palazzo del Corso Vittorio Emanuele La Villa Pescolanciano a Portici Sant'Alessandro Le CeramichePersonaggi
News Attività












TERRA DI LAVORO
(Capoluogo Caserta, fino al 1818 Capua)





I de Alexandro in Terra di Lavoro o Campania Felix

Gli studiosi (Borrelli, De Daugnon, Ricca Erasmo) concordano nel ritenere Guido/Guidone e suo figlio Angelo essere gli ultimi esponenti vissuti in Principato Citra nel corso del XIII secolo, perdurando la dominazione Sveva. Il miles Guido, rientrato dalla Terra Santa con le insegne dell'Ordine templare, nel rispetto di quelle consuetudini cavalleresche rinunciò all'appannaggio feudale per la Precettoria di Lama Ciprandi in terra di Apulia. Nel 1213, in tarda età, si trovò convocato a Trani presso la chiesa di Ognissanti in occasione del Capitolo della provincia di Apulia-Terra di Lavoro, presieduto da Pietro de Ays della Domus templari di dette terre (F.Bramato, Storia dell'Ordine dei Templari in Italia, Rm 1991, p.74). La sua discendenza, deve essersi avvicinata o nata nel napoletano, acquisendo proprietà nella provincia limitrofa alla città reale, per incarichi di prestigio ricevuti dalla famiglia per volere della regnanza Sveva ed Angioina. Difatti, risulta citato da vari araldisti del '600 il primogenito di Guido, Angelo de Alexandro perchè stimato da re Carlo I d'Angiò, che lo volle a suo fianco con l'incarico di "Consigliere del Re Carlo Primo e Luogotenente del Regno" (B.Aldimari, Memorie delle Famiglie imparentate con la Famiglia Carafa, Vol.IV, Na 1691, p.372). Aggiunse in proposito, lo storico Mazzella (S.Mazzella,Descrizione del Regno di Napoli, Na 1601, p.748) che detto sovrano concesse il "privilegio" di essere "suo Consigliero" perché "tanta enim fuit fides Magnifici Militis et Consiliari nostri Angeli de Alessandro Neapolitani, qui non degener fuit a suorum majorum nobilitate, ideo tanto merito dignus est".




La seconda Provincia, ove si stanziarono i d'Alessandro (de Alexandro, Alexandri, ab Alexandro) dopo aver posseduto feudi in Principato Citra (vedi Roccagloriosa), fu Terra di Lavoro a partire dal XIII secolo. Detta Provincia, elevata al Giustizierato, fu collegata al Contado di Molise, allorquando l'imperatore Federico II di Svezia la volle unita a detta Provincia nel progetto dei distretti imperiali di Giustizia. Elemento che favorirà, nei secoli avvenire, i contatti del Casato anche con questa terra molisana, ove si svilupperanno taluni altri rami. Le prime baronie acquisite in Terra di Lavoro furono: Mugnano-metà XIII sec, S.Giorgio (Liri)- fine XIII sec., Casalnuovo-inizi XV sec. Carlo De Lellis fu tra i genealogisti più convinti a sostenere l'origine della famiglia d'Alessandro essere della Terra di Lavoro.






Da Libro dei Feudi - Archivio Famiglia d'Alessandro



MUGNANO

Fu uno dei Casali di Napoli in terra Laboris, noto per la presenza di mulini. Feudo della S.S.Casa dell'Annunziata passò come baronia di Casa d'Alessandro nel 1260, sotto re Manfredi di Svevia, con il feudatario Pietro (III) de Alexandro, figlio di Riccardo e già mutuatore in Afragola ( C.Borrelli, Vindex Neapolitanae Nobilitatis...,Na 1653, p.172). Detta terra feudale fu alienata, probabilmente, agli inizi del XIV° sec. per passare ad altri intestatari della nobiltà locale,come i duchi Di Capua ed i principi Capece Minutolo. Tra l'altro il figlio Nicola fu citato (1265-70) nell'elenco dei Signori del Iustitiario Terre Laboris perché "quod solvant subscriptis hominibus civitatis Neapolis pecuniam" (Chiarito, Repert. f.233-237).





Da Libro dei Feudi - Archivio Famiglia d'Alessandro



Mugnano oggi





S. GIORGIO LIRI


Detta baronia fu acquisita da Giovanni I di Carlo de Alexandro (Giustiziere di Calabria) alla fine del XIII sec. per la collocazione strategica in terra di Lavoro, in quanto vicina al fiume Liri ove si svilupparono varie attività commerciali e tra l'altro non distante da due centri nevralgici come Capua e Montecassino. Essendosi, nel mentre, consolidata la fedeltà della famiglia d'Alessandro all'insediata monarchia angioina (già da re Carlo I, 1266), crebbero tra gli esponenti di questi gli incarichi nel nuovo ordinamento amministrativo e finanziario. Lo stesso Giovanni I, come il padre Carlo o il noto nonno Angelo, ebbe anche l'incarico di Mutuatore in Isernia, da testimonianza dei registri del Giustizierato di Terra di Lavoro (1276-77) della Regia Cancelleria Angioina. I figli di costui, Francesco e Gualtiero de Alexandro risultarono essere baroni nel Regno (Rivista di S.Germano) ed iscritti nei registri del Giustizierato di Valle Grazia (1276).




Da Libro dei Feudi - Archivio Famiglia d'Alessandro




CASALNUOVO


Detta in antico "Arcora", la terra fu acquisita dal barone Giovanni III de Alexandro, figlio di Antonio II, probabilmente agli inizi del XV sec., visto che detto d’Alessandro risulta essere vivente alla data del 1417. Anche detto esponente di Casa d'Alessandro rivestì importanti cariche, quali quella di Gran Camerario di Calabria (1415), Maresciallo del Regno, (Registro Angioino,374,fol.352, citato nel Repertorio del Borrello,n°26,fol.36) Giustiziere degli Scolari e Consigliere della Regina Giovanna II (1414-35). Il suddetto feudo era all'epoca paludoso e ricco di acque tanto da facilitare la diffusione della produzione della canapa, lino e gelso. Oltre a garantire tale attività lucrativa, la terra feudale, come altre dell'area napoletana, non era sottoposta a tassazione statale, ma solo a quella comunale, permettendo così di poter godere di privilegi ed immunità. Per questo feudo vi furono legami con il monastero dei Santi Severino e Sossio di Napoli, quale proprietario di fondi, sin dal X° secolo (epoca del Ducato di Napoli) e nei secoli avvenire. Detta chiesa napoletana era collegata al monastero di Montecassino ed ad entrambi questi luoghi religiosi fu legato il Casato d'Alessandro, che vi edificò cappella gentilizia (chiesa) e inserì vari religiosi e fece donazioni in loro favore. E' ipotizzabile, quindi, un'intercessione delle suddette autorità religiose a favore dell'acquisizione di Casalnuovo da parte di Giovanni III de Alexandro, il quale deve aver mantenuto la proprietà fino agli inizi del XV sec.Difatti, risultò nuovo Signore di detta terra Angelo Cuomo nel 1484, su richiesta di re Ferrante.





Da Libro dei Feudi - Archivio Famiglia d'Alessandro




Il barone Giovanni III de Alexandro - Propieta' d'Alessandro



Da Libro dei Feudi - Archivio Famiglia d'Alessandro



In Terra di Lavoro, poi, fiorirono altre baronie, con rispettivi rami dei d'Alessandro, che ivi trovarono residenza in palazzi di proprietà, seppur mantenendo sempre collegamenti abitativi o funzionali con Napoli. Tra questi rami, con rispettive baronie-signorili, si menziona:

Ramo di Cardito

Tale terra baronale,con suo castello, è stata la prima importante ramificazione, sviluppatasi tra il XV ed il XVII secolo, dal ceppo principale napoletano. La baronia giunse in donazione da re Ferdinando I/Ferrante d'Aragona, il 25 aprile 1480, all'ambasciatore-giureconsulto D.Antonio d'Alessandro (1420,1499) come riconoscimento nobilitante per i fedeli servizi svolti dal personaggio.Oltre a Cardito, la famiglia ottenne per decreto sovrano anche la terra limitrofa di Crispano, il 6 marzo 1479 (da "Quinternioni 7 fol.102") ed altri piccoli fondi.La proprietà feudale, con suo titolo, passò, a morte di D.Antonio, agli eredi del di lui fratello Giacomo/Jacopo/Jacobuccio I de Alexandro (+ 18 sett. 1492 e sepolto in S.Pietro Martire in Napoli, fu Presidente Regia Camera della Sommaria, Gran Cacciatore, Falconiere Maggiore di Re Ferdinando I, tra il 1423-1494, Commensale di Re Ferrante,) seppur lo storico genealogista Montecco Erodoto (manoscritto "Famiglie del Regno di Napoli,1697") suppose le terre essere tornate al Regio Fisco.In verità, detta proprietà, di certo, rimase alla famiglia d'Alessandro per altri 30 anni, dopo il 1499,quando cioè il casale di Crispano passò agli inizi del XVI sec. ad Antonio Di Gennaro, imparentato con i d'Alessandro ("Quintern.17 fol.176) e Cardito fu acquisito da Sigismondo Loffredo, 11 giugno 1529, con Regio Assenso dell'imperatore Carlo V, in data 29 luglio 1533 (dopo la congiura dei nobili filo-angioina del 28 aprile 1530, ove parteciparono vari esponenti di detto ramo, imprigionati poi per tradimento, come nel caso di Jacobuccio II d’Alessandro,condannato all’esproprio dei beni, ottenendo poi l'indulto di Re Carlo V il 21 mag 1550). Seppur Cardito divenne, successivamente, principato dei Loffredo, il titolo baronale permase tra gli eredi del detto Ramo dei d'Alessandro, che così vennero distinti, fino alla loro estinzione agli inizi del '600, per assenza di discendenza mascolina.Vari personaggi del ramo d’Alessandro di Cardito rivestirono ruoli influenti, come Marino di Jacobuccio I fu governatore di beni del monastero di Montecassino (sposò Silvia dei nobili di Miroballo), Alessandro (sposò Porzia dei nobili Carafa) con Fulvio (sposò nel 1563 Cecilia d’Alessandro della Castellina) furono valenti dottori in legge.Quest’ultimo con il fratello Mercurio, figli di Jacobuccio II, furono ricordati da vari storici per la loro magnanimità verso i bisognosi. Antonio d’Alessandro di Cardito(viv. nella prima metà del XVI sec.),fratello di Jacobuccio II, fu Vice Protonotario della Gran Corte della Vicaria, nel 1527 venne eletto al Seggio di Porto e partecipò alla realizzazione, nel Duomo di Napoli, della cappella di S. Gennaro (del Tesoro). Marco/Marcantoniod’Alessandro (viv. 1528 e morto 31 ott. 1600 per condanna a morte) fu Presidente Regia Camera della Sommaria, citato nelle cronache partenopee per essere stato grande amico del famoso poeta e scrittore barocco napoletano, il Cav. Giovan Battista Marino, che cercò di aiutarlo in una sua condanna per omicidio di un servo.Il suo discendente, il giovinetto Fabrizio d’Alessandro, rimase pure noto agli storici per essere stato scannato da uno schiavo (nella piazza del Castello del Maschio Angioino) su ordine del Vicerè D.Pietro di Toledo nel corso dei tumulti del maggio del 1547, in quanto partecipe di un’ azione di insubordinazione contro degli “algozzini” (guardie) spagnoli assieme ad altri personaggi di famiglie patrizie.Detto ramo nel corso di quasi due secoli di esistenza, ebbe proprietà residenziale nel seggio di Porto (la dimora di Roberto, succeduta per testamento ai vari eredi d’Alessandro era collocata nei pressi della chiesa di S.Giovanni Maggiore, chiesa ove si tennero numerosi battesimi e matrimoni di detti esponenti) e mantenne la principale Cappella di famiglia presso la citata chiesa di S.Pietro Martire. Diversi furono gli imparenta menti con personaggi di altre famiglie di seggio (non solo di Porto), come i della Leonessa, Miroballo, di Gennaro, Carafa, Caracciolo Pisquizi, San Felice di Bagnoli, i Pagano ed i Serra. L’eredità dei d’Alessandro di Cardito, che vengono spesso citati nei trattati genealogici come la discendenza napoletana estintasi, transitò per il ramo dei d’Alessandro della Castellina, a seguito di matrimonio contratto tra Maria Giovanna d’Alessandro di Cardito e Giovanni Battista d’Alessandro della Castellina (17 sett.1595), con precise disposizioni testamentarie notarili.






Arma dei d’Alessandro di Cardito, Cappella d’Alessandro, S.Pietro Martire (Na)





Cardito e Chiesa di S.Pietro Martire (Na)




Il I°barone Jacobuccio I de Alexandro di Cardito - Propieta' d'Alessandro





Sepolcro marmoreo di Jacobuccio I nella Cappella d’Alessandro in S.Pietro Martire e
particolare sepolcrale dell’arma d’Alessandro con sul cimiero il Falcone a ricordo dell’incarico di Jacobuccio I





Lapide di Jacobuccio I





G. A. Osorio, Appunti Araldici sugli Alessandro (1690)
Archivio d'Alessandro





Documenti su Marc'Antonio d'Alessandro, accusato dell'omicidio di un servo e salvato dal famoso letterato Cavalier Marino








I d'Alessandro del ramo di Cardito
Apri Documento




Ramo di Marigliano

Detta terra, che non è distante da Cardito ed era collocata in diocesi di Nola, prese il nome per volere di un console romano, C.Mario. Vi prese dimora Jacopo/Giacomo de Alexandro della città di Napoli,omonimo al capostipite di Cardito,acquisendo alcuni fondi rustici (in Marigliano, Mariglianella, Lausdomini, Ottaiano) con assenso del re Alfonso I d'Aragona, il 13 novembre 1450. Con il di lui figlio, Gabriele, che sposò Medea d'Arcuccio con dote acquisita del feudo de Cassiolis in Marigliano, e nipote Nicola avvenne l'acquisizione della baronia di Marigliano nel 1487 per 800 ducati (Archivio Aragonese).Quest'ultimo, artefice di un'alleanza con la famiglia Sabatino, ottenne la concessione del castello di Rocca Albana da Goffredo Borgia, principe di Squillace. Nella discendenza a seguire, si menziona Mutio Sr. d'Alessandro, procuratore civico (1567) della successiva Università di Marigliano, per aver sposato Marzia Sabatino, la quale portò in dote alla famiglia d'Alessandro il feudo della Cisterna. Costui morto nel 1585 è sepolto nella chiesa della SS.Annunziata in Marigliano.Sulla lapide marmorea è inciso "Mutius Alexander Patritius origine Neapolitanus" e come insegna araldica riporta ul leone rampante, color aureo, in campo azzurro, attraversato da banda nera con tre stelle ad otto punte (come figura in Sorrento e Napoli-Terra di Lavoro). Vi fu Giovanni Antonio che donò alcune terre alla cappella di S.Nicola in Marigliano.Antonio, cavaliere milite morto nel 1573, con il suddetto Mutio è sepolto nella cappella gentilizia. Si ricorda il cav.Gennaro per essere stato coinvolto nei tumulti del 1647 in Terra di Lavoro. Tra i religiosi del ramo si menzionano l'Abate Alessandro (1695) e padre Bernardino (1773).L'antico palazzo d'Alessandro, di fabbrica seicentesca, nel centro di Marigliano (dove sorgeva porta S.Pietro, tra via Garibaldi e via S.Pietro) fu residenza familiare fino agli inizi del Novecento (oggi è sede di istituto scolastico). Il palazzo è provvisto di cortile centrale, con suo piano nobile, e nella corte a due campate sopravvive l'antico stemma pitturato della famiglia (con colorazione modificata di fine '800 su modello dei d'Alessandro di Napoli). A fine '800 D.Gennaro, sindaco di Marigliano, si interessò della ricerca genealogica del ramo di appartenenza, facendo pubblicare varie ricerche e soprattutto richiedendo il riconoscimento nobiliare presso la Consulta Araldica del Regno d'Italia, che avvenne con D.M. il 2 maggio 1908. I di lui figli Francesco ed Antonio, residenti a Napoli dagli inizi del XX secolo,furono accolti nell'Ordine di Malta come cavalieri d'Onore e Devozione.Ultima testimonianza di questi eredi è quella di D.Rosa,dama dell'Incoronata, che collocò ricordo lapideo della madre C.ssa Clarice Viti e della famiglia d'Alessandro presso la basilica dell'Incoronata a Napoli, il 26 aprile 1956.







PALAZZO d'ALESSANDRO IN MARIGLIANO







Fotografie Palazzo d'Alessandro











Approfondimento: I Palazzi di Marigliano



CHIESA DELL'ANNUNZIATA IN MARIGLIANO









Lapide tombale di Antonio d'Alessandro (1790) e
Lapide tombale di Muzio d'Alessandro (1770) all'interno della Chiesa.









Lastra tombale di Antonio d'Alessandro (cm. 1,70x55)
in attesa di nuova collocazione all'interno della Chiesa.








DOCUMENTI PER PRATICA DI RICONOSCIMENTO DEI d’ALESSANDRO DI MARIGLIANO
PRESSO LA CONSULTA ARALDICA DEL REGNO













Raffaele Alfonso Ricciardi, Marigliano ed i Comuni del suo mandamento, Napoli 1893, Vol.2 pp.617-622









Basilicata dell'Incoronata a Napoli, con gli stemmi delle famiglie Viti e d'Alessandro e al centro la scritta: "Rosa d'Alessandro dama dell'Incoronata in memoria della mamma Clarice Viti in d'Alessandro - 26 aprile 1956".




Notizie storiche


*Alessandro (d)

Nob. mf, D.M. di ricon. 2 maggio 1908. Fam. dimorante in Napoli e Marigliano.

ARMA: d’oro al leone di rosso con la banda di nero attraversante caricata di tre stelle del campo

RAMO DEI NOBILI d’ALESSANDRO

† Nob. Antonio Muzio d’Alessandro, cav. d’on. e dev. S.M.O.M., insignito dell’Ord. S.Maria di Betlemme (2 feb.1901), n. a Napoli 14 ott. 1887, f. del

† Nob. Gennaro (FRATELLI: † Francesca n. nel 1843 sp. Francesco Persico, † Antonio n. nel 1845

† 1848, † Caterina n.1853), cav. Cor. d’It., già sindaco di Marigliano (n. a Napoli 19 feb. 1849 † 24 ag. 1911, di † Muzio – di † Antonio n. a Napoli 8 nov. 1761 † a Marigliano 11 gen.1832 sp. a Marigliano Rachele de Siena il 28 feb. 1802 - , n. nel 3 sett. 1807 † nel 30 lug. 1866 e di † Rosa Cocozza di Gaspare dei march. di Montanara, n. nel 1820 sp. 22 mag.1842 † nel 1868) e di † Maria Clarice del co. Francesco Viti di Caraffa (n. 16 dic. 1865) sp. 2 sett. 1886

FRATELLI

1)† Nob. Rosa, n. a Napoli 2 nov. 1888, dama della chiesa dell’Incoronata in Napoli, † dopo il 1956

2) † Nob. Francesco, cav. d’on. e dev. S.M.O.M., n. a Napoli 15 feb. 1891, socio Circ. Unione Napoli (1938), [Napoli, via Riviera di Chiaia 124]

FRATELLO CONSANGUINEO (f. del primo matrim. del padre del 19 ott. 1878 con † Eleonora Mastrilli dei duchi di Marigliano, † 5 gen. 1881)

3) † Nob. Muzio, n. nel 1879 † nel 1884






Albero Geneaologico Ramo Marigliano





Bibliografia:

Per il palazzo d'Alessandro:
autori: A. Esposito - G. Villano titolo: " MARILIANUM '96" editore: Scuola Tipo-Litografica Ist. Anselmi -Marigliano (Na)

Per le Lapidi ed il Cavaliere:
Autore: Giovanni Rinaldi (Monsignore, ex Parroco ora Vescovo di Acerra titolo: " S.Maria delle Grazie,Insigne Collegiata in Marigliano " editore: LER - Napoli/Roma



Si ringrazia per la gentile collaborazione fotografica e ricerche storiche in loco il Cav. Prof. Antonio De Stefano e Prof. Amalia Nigro Insegnante di Artistica presso la Scuola Media "Dante Alighieri" di Marigliano nota e valente Pittrice.





DOMICELLA (NOLA)

Detto ramo d’Alessandro è probabile sia disceso da un personaggio dei d’Alessandro della vicina terra di Marigliano (o della Sicilia). Si rinvengono notizie documentate da certificazioni di nascita, matrimonio e morte presso la locale chiesa ed, in particolare, il capostipite risulterebbe essere Nicola d’Alessandro, vivente nel XVIII sec. Ebbero proprietà fondiaria e conservano dimora con insegna sul portone principale ricordante il cavallo bucefalo dei d’Alessandro siciliani. Nelle testimonianze orali di uno degli attuali discendenti, Mr. Phillip d’Alessandro, nato e residente in Inghilterra, si ricorda comunque anche l’uso del blasone con il leone rampante.




Terra di Lavoro




Stemma d'Alessandro Domicella



Domicella (Nola): Palazzo d'Alessandro






Pietra dell'arco di ingresso al Palazzo



Retro del Palazzo





Albero Genealogico Domicella (fonte Phillip d'Alessandro - England)